La fibromialgia da un punto di vista medico, psicologico e fasciale

A cura del dott. Marco Montanari 

Sappiamo che i casi legati alla fibromialgia stanno aumentando molto ultimamente, è detta anche sindrome di Atlante, causa un aumento della tensione muscolare, ed è caratterizzata da dolori muscolari associati a rigidità, astenia, disturbi cognitivi, insonnia o disturbi del sonno.
Ci sono talmente tanti casi che sono sorte strutture che si occupano principalmente di questo problema. 
Ancora non c’è una risposta precisa per trattare questi dolori, nei campi della manipolazione è possibile alleviare il sintomo con qualche manovra, per poi finire per consultare uno specialista per trattarla con antidepressivi, cortisone o anti infiammatori molto forti. In passato non era presa sul serio, i medici talvolta accusavano i pazienti di lamentarsi di un dolore mentale, immaginario. La si classificava come malattia psicosomatica con l’antidepressivo come unico rimedio.
Si presenta solitamente dopo eventi forti o traumatici. A volte può comparire anche dopo eventi piacevoli che causano comunque stress, in seguito a cambiamenti importanti, come un parto, un trasloco, o la fine di un rapporto, sentimentale o lavorativo. L’intensità con la quale si presentano i dolori dipende dalla capacità di adattamento, davanti alle sfide improvvise. 
Un fattore importante è la resilienza: la capacità di assorbire traumi o dispiaceri, riuscendoci ad adattare e a rimanere aperti alle possibilità della vita.
Nelle persone che presentano questa disfunzione c’è una tendenza all’introversione o alla depressione, talvolta non esplicita.
Possiamo dire che non esiste una terapia che possa risolverla al 100%, per essere precisi,  non esiste un’unica terapia. Ci sono casi in cui è possibile aiutare le persone in breve tempo, altri casi in cui il cammino è molto più lungo, spesso attraverso un intervento di professionisti in centri polifunzionali.
Si pensava ci fosse nel corpo una causa infiammatoria, un’infiammazione diffusa e non definita, ma non è stata riscontrata una particolare validità a questa ipotesi.  Altri studi hanno diagnosticato una mancanza di serotonina nei pazienti fibromialgici. Sono stati somministrati farmaci alla serotonina ma non è stata una terapia di pieno successo. 
È stato riscontrato che nei fibromialgici l’endomisio, fascia che ricopre le cellule muscolari, è più spesso del 10% di ma non è sufficiente a determinarne una cura. 
Sicuramente c’è una ipersensibilizzazione del sistema nervoso che aumenta di molto il dolore fasciale. Sembra non essere dovuto agli stimoli della cute ma a una sensibilizzazione centrale, il nostro cervello quindi percepisce molto di più del dovuto. Come agire quindi su queste attivazioni? Cosa fare da un unto di vista alimentare, farmacologico o fasciale? 
A livello fasciale, sapendo che la fascia è uno degli organi sensoriali più importanti per quantità di recettori presenti, ci si aspettava che le persone fibromialgiche avessero più nocicettori (recettori che rilevano segnali e sensazioni di dolore), ma in realtà non è così.  In 1 mm di tessuto fasciale normalmente si hanno 40 nocicettori, le persone fibromialgiche ne hanno addirittura meno ma sono più sensibili alla loro attivazione. Quindi non è una questione di quantità dei recettori, ma di soglia di attivazione più bassa del normale. 
Curioso invece come alcuni studi fasciali abbiano dimostrato che nelle persone che presentano fibromialgia ci sia una maggiore densità di termo-recettori (recettori che rilevano il calore): ne hanno da 100 a 200 volte più del normale. 
Alcune ricerche hanno rivelato una disfunzione nella temperatura del corpo. Il sangue viene pompato dal cuore alla periferia e ritorna alla base centrale, tuttavia esistono delle scorciatoie che evitano la periferia nella nella circolazione di ritorno. Ci sono cellule nervose che misurano la temperatura del sangue che fluisce dalla periferia. Le fibre del sistema nervoso simpatico chiudono le arterie nel collegamento con le vene e portano più sangue nella parte superficiale rispetto alla parte profonda, questo crea più calore e quindi una maggiore sensitività nella parte superficiale. Per agire su questo fenomeno a volte, ma non in tutti i casi, può essere importante fare un bagno nell’acqua fredda abbassando la temperatura corporea.
Sicuramente per una persona che soffre di fibromialgia è molto forte l’impatto con l’acqua fredda, ma nel tempo, e con costanza, può rivelarsi efficace. Si consiglia ovviamente sempre di eseguire queste prove sotto supervisione e consiglio del medico curante. 
Inoltre è stato dimostrato quanto il sistema immunitario sia implicato nella manifestazione della fibromialgia. Una recente pubblicazione ha dimostrato che ci sono alcuni anticorpi nei pazienti fibromialgici che, se somministrati a topi, possono generare in loro fibromialgia. Al contrario se le cavie ricevendo anticorpi da persone sane non sviluppano il problema. Ci sono sieri che possono diminuire questi anticorpi, quindi in riferimento alle nostre precedenti supposizioni, possiamo parlare di fibromialgia considerandola non solo sotto l’influenza diretta del sistema nervoso, ma di anticorpi che possono a loro volta sensibilizzare il sistema centrale. 
Interessante a questo proposito il rapporto tra il sistema nervoso simpatico e il sistema immunitario. In questo la psiconeuroimmunologia può essere di eccellenza, nell’aiutarci a capire queste connessioni.
Nella formazione di Integrazione Fasciale  insegno tecniche in grado di attivare il sistema nervoso simpatico, come l’azione su alcune aree del periostio o della fascia posteriore, altri lavori servono invece ad attivare il parasimpatico, come l’intervento  su aree superficiali o profonde che regolano l’attività vagale. Tutto ciò è accompagnato da una specifica respirazione da parte del cliente. Sono tecniche che agendo sull’asse nervoso-immunitario, influiscono sui dolori dovuti alla fibromialgia. 
Possiamo concludere dicendo che è un problema da affrontare attraverso molteplici campi di intervento: nutrizione, massaggio, psicoterapia, esercizi, farmaci, azione sul sistema immunitario ecc. Personalmente uso molto gli esercizi per attenuare i dolori, con la differenza che un mio paziente con solo dolore lombare dopo aver fatto a casa alcuni esercizi mi odierà ma mi amerà il giorno dopo, un paziente fibromialgico invece mi odierà sia mentre farà gli esercizi sia il giorno dopo, e forse due giorni dopo ancora di più, ma se si rifiuterà di farli, entro qualche mese i suoi dolori peggioreranno. 
Spesso questi pazienti hanno anche difficoltà a dormire. Con poche ore di sonno l’ormone della crescita viene meno e serve per rinnovare il collagene. Quindi se non hanno possibilità di dormire bene, gli esercizi serviranno a ben poco.
A livello psicologico, durante gli esercizi cerco di aiutarli con immagini, guidandoli a visualizzare il corpo e a respirare, allenandoli quindi al dolore. Questo permette loro di sviluppare propriocezione. Dolore e propriocezione sono come olio e acqua, differenti e alternati. Sviluppando propriocezione nel corpo diminuiamo anche la soglia del dolore. 
Persone fibromialgiche mancano di una corretta propriocezione a scapito di un aumento di nocicezione, soprattutto della componente di dolore cosiddetta neuropatica, (cioè senza causa oggettiva), dovuta ad un abbassamento delle soglie della trasmissione delle fibre nervose.
A questo proposito è utile un contatto fasciale emotivo, cosiddetto contatto libico, che si svolge lento, (secondo alcune ricerche 2-3cm per ogni secondo o poco più). 
Il contatto libico emozionale riduce i marker dello stress, riduce il cortisone, e modifica i segnali neuroendocrini, incluse le modificazioni degli opioidi endogeni, e aumentando invece ossitocina e dopamina. 
È ottimo per pazienti con fibromialgia o dolore cronico, le fibre coinvolte sono le fibre C che sono piccole fibre attivate con il tocco statico o con tocco gentile e lento, superficiale e leggero. 
Quando tocco qualcuno, il mio modo di essere presente influenza la mente di chi riceve, nel lavoro fasciale focalizzare l’attenzione sul contatto col paziente e agire empaticamente, ha effetto non solo sul sistema nervoso, ma sulla cognizione corporea.

Sicuramente a seguito della scrittura di questo articolo altre ricerche o esperienze arricchiranno questo campo rendendo l’intervento sulla fibromialgia sempre più accurato ed efficace. Spero che la nostra curiosità e condivisione, insieme al senso di umiltà e modestia, possano aiutarci a trovare la professionalità giusta per risolvere a molte persone i loro dolori, contribuendo alla loro salute.  

Grazie 

Marco Montanari